Caccia con Dogo

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  1. Nahui
     
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    CITAZIONE (SPANKY81 @ 3/8/2011, 11:04) 
    Bè in realtà io non conosco la storia del dogo quindi mi risulta un pò difficile farti domande specifiche,per questo ti domandavo di parlarcene un pò a ruota libera.
    Ci provo comunque.
    Le prima cosa che ti chiederei (anche se in parte hai già risposto nell'altro topic con foto stupende)è di farci vedere un esemplare che secondo te si avvicina il più possibile all'ideale che martinez voleva raggiungere quando iniziò la selezione.
    Poi mi piacerebbe sapere se i due fratelli avessero la stessa concezione del dogo o se su alcune idee avessero posizioni diverse.
    Martinez aveva un programma di linebreeding predefinito?aveva due ceppi su cui lavorava?
    il lavoro sul cinghiale o sul puma richiede tipologie diverse?
    A quei tempi in Argentina il combattimento tra cani era diffuso?il dogo di martinez ne fu interessato?

    Ciao,
    inizio a rispondere alla prima domanda;
    Bisogna innanzitutto ricordare che Antonio Nores Martinez, quando concepì l'idea del Dogo si ispirò al Viejo Perro de Pelea Cordobes(VPPC), ed a più riprese indicò quest' ultimo come la base e la guida nella selezione del Dogo; di conseguenza, prima ancora di parlare di Dogo, bisogna mettere bene in chiaro com'era e cos'era un VPPC.
    Innanzitutto il VPPC è stato creato incrociando il vecchio Bulldog(al giorno d'oggi paragonabile ad un American Bulldog di linee Scott) con il vecchio Bull Terrier(ossia il Bull Terrier di tipo Hinks, il quale al giorno d'oggi sopravvive quasi esclusivamente in Pakistan con il nome di Gull Terr).
    Dopodichè fu selezionato per vari anni solo in base alla funzione, che all'epoca era il combattimento con i suoi consimili; così si venne a creare un animale indomito, imbattibile nel combattimento, molto coraggioso e resistentissimo al dolore; per farla breve, game al 101%.
    Old English Bulldog
    bulldog01
    bulldog04
    bulldog05

    American Bulldog di tipo Scott
    americanbulldog04
    americanbulldog02
    americanbulldog10

    Old Type Bull & Terrier
    bullterrier03
    bullterrier05
    bullterrier16
    bullterrier30

    Pakistan Gull Terr
    gullterr02
    gullterr11
    gullterr26
    gullterr01
    gullterr27

    Viejo Perro de Pelea Cordobes
    vppc
    perrodepeleacordobes03

    Va comunque detto che il VPPC non va ricordato come una razza a se stante, ma come un antenato ricostruito tramite l'uso dei suoi progenitori.

    Venendo alla selezione di Antonio e Agustin, va detto che loro erano grandi intenditori di VPPC, nella loro famiglia si selezionavano da vario tempo(vari loro zii selezionavano VPPC, parlo di Oscar Martinez,Enrique Martinez, Narciso Nores, Rogelio Martinez); contemporaneamente, però, loro erano grandi appassionati di caccia, cosi decisero di creare un'animale che avesse le stesse doti di coraggio,combattività,tempra,ecc del VPPC, senza però il suo istinto ad attaccare i suoi consimili e con abilità olfattive, velocità e resistenza nella corsa, ecc
    Tutte le altre razze utilizzate in selezione furono utilizzate esclusivamente per limare i difetti del VPPC e dargli quelle qualità che erano necessarie nell'arte venatoria, ma l'idea ricorrente di Antonio era sempre il strettamente legata a quest'ultimo.
    Il Dogo, quindi, fu concepito dal suo creatore come un VPPC con più taglia e utlizzabile nella caccia.

    Messo in chiaro questo concetto, si capisce come andrebbe selezionato il dogo, ossia ricercando quegli atavismi che ci riportano verso il VPPC e il Bull Terrier.

    Volendo citare un esemplare che riunisse tutte le qualità ricercate da Antonio, si può parlare di Ana(Diablo in lingua Mapuche), i "risultato" della Familia Araucana.
    Ana de Nores Martinez
    anadenoresmartinez
    anadenoresmartinez2


    In questo video il Dogo che combatte con il cinghiale è proprio lui, Ana; le immagini parlano da sole....



    Passo alla seconda domanda; Antonio e Agustin, come si può dedurre dalle rispettive selezioni, avevano un idea un po diversa.
    In particolare Agustin tendeva verso una tipologia di cane più pesante, più alta e di conseguenza meno funzionale; non è un caso che, dopo la morte di Antonio, le selezioni di Agustin furono l'inizio della fine.
    Giusto per citare un esemplare che secondo Agustin era l'ideale di Dogo si può parlare di Tilcara, il quale era alto 70cm e dimostrava già un notevole allontanamento da quello che era il dogo Antoniano.
    Tilcara
    www.falchibianchi.it/images/tilcara.jpg

    Passo alla terza domanda, Antonio nella creazione del dogo, e in particolare nella stesura del piano di lavoro "genetico", si fece aiutare da un grandissimo esperto, il dott. Alfredo Sacchetti.
    Questi studiò, appunto, il piano di selezione genetica insieme ad Antonio, ed è anche grazie a lui se allora il Dogo si poteva definire "un problema di genetica risolto".
    Questo "piano di lavoro" non è altro che la divisione nelle tre famose famiglie, la familia Araucana, Guaranì e del Chubut, delle quali se non sbaglio si è già parlato in un altro post sul Dogo.

    Quarta domanda: nella caccia al cinghiale e al puma le doti morfofunzionali e caratteriali richieste sono le stesse, ciò che cambia è la ginnastica funzionale del singolo individuo.
    Mi spiego meglio, prendendo un Dogo Antoniano, che quindi abbia tutte le carte a posto per cacciare entrambi gli animali, ciò che può fare la differenza è quanto il cane fa esperienza nella caccia, e quindi esercita le capacità olfattive, la velocità,resistenza, intelligenza nel combattimento,ecc
    Comunque per rispondere più esplicitamente alla domanda, non vi sono particolari differenze morfo-caratteriali tra cani impiegati nella caccia al puma o al jabali; ovviamente bisogna ricercare in selezione le caratteristiche più vicine a quelle ideali alla funzione, che sono quelle riunite nel dogo antoniano.

    Ultima domanda: il dogo fu creato per la caccia, questa è la sua finalità. All'epoca di Antonio e Agustin non nego che fu utilizzato varie volte nei combattimenti, anche dagli stessi creatori; a questo proposito posto un documento scritto da un nipote di Antonio, che può essere chiarificatore in questo senso. Se ci sono problemi con la lingua chiedi pure a me.

    Este tema si el dogo fue creado como cazador o como perro de pela ya ha sido tratado y discutido largamente hace más o menos un año y medio, sin mal no recuerdo, sin que los defensores de cada una de las posturas llegaran a una conclusión en común. Y vemos que se sigue el mismo camino. Por lo tanto, vamos a contar una vez, sin entrar en polémicas, algo de lo que hemos vivido, lo que hemos presenciado. En primer lugar, según me dicta mi padre, él recuerda perfectamente lo que siempre se dijo que fue el hecho que dio el puntapié inicial a la creación del dogo. Estaban el abuelo Antonio con Agustín y Toño en su casa de Junín 34, cuando deciden ir en el auto que estaba en la "cochera" que es precisamente el terreno donde José Luis (Pepe) edificó su casa y vive actualmente, Independencia 427. Ambos terrenos se conectaban con una puerta, hoy clausurada por cierto. Cuando estaban subiendo, el perro de pelea que tenían en la cochera, regalo posiblemente de Oscar o Rodolfo Martínez a sus sobrinos, por alguna razón sólo por él conocida se prendió con toda la furia al estribo metálico del auto y no hubo forma de hacerlo largar.
    Volvieron a la casa, tomaron unos mates y una media hora después el perro aflojó y pudieron irse. Por cierto, comentaron el hecho, y sabiéndolos tan amantes de los perros, el abuelo Antonio les tira la idea -o desafío- a que en base de un animal tan inútil como valiente, hicieran algo útil.
    Yo, personalmente, tenía la idea de que este hecho había ocurridos en Santa Isabel, pero mi viejo asegura que fue en la "cochera", desde donde estoy escribiendo - con él a mi lado - este mail. Toño y Agustín, poco más que dos adolescentes, se entusiasmaron con la idea, se pusieron de acuerdo, y juntos, se largaron a trabajar. Eran dos hermanos muy cercanos en edad, muy compañeros, muy parecidos en sus gustos y aficiones. ambos fanáticos cazadores.
    Entre ambos imaginaron al dogo directamente como animal cazador, y definieron cómo debía ser. Entre ambos, repito, dice mi padre. Blanco (por no haber ningún animal de pelo de ese color en Argentina), de patas largas, pecho profundo, venteador, pelo corto, etc... Estas características son parte de lo qu se ha dado en llamar "la historia oficial", por lo que no abundaré en datos...
    En base a estas características, definidas de común acuerdo, Toño "dibuja" al dogo, lo plantea sobre un papel, y se inicia ese fantástico trabajo genético que todos conocemos y amamos.
    Otro comentario: mi padre se enamora y casa con Cristina, hija del compañero de cacerías de don Antonio: el ingeniero Miguel Arrambide. Y Miguel, también abuelo mío como es obvio, es quien les trae de Francia los Pointer que intervinieron en la generación del dogo. Esta parte la conozco por versión directa de mis dos familias, paterna y materna. Por lo tanto, me resulta muy difícil suponer que Toño y Agustín pensaron primero el dogo como animal de pela. ¿Para qué querrían el color blanco, el olfato, las patas largas, el pelo corto, etc., si era para peleas?
    Y ellos estaban metidos en el tema peleas, pues sus tíos directos -con los que tenían una íntima relación- criaban perros con ese fin. Es que era una Córdoba, una época, en que las riñas de gallos y las peleas de perro eran actividades normales. Les recuerdo que en Buenos Aires se hacían corridas de toros también, por lo que no pretendamos juzgar con criterios modernos las costumbres de 80 años atrás. Pero imaginaron al dogo, repito, con el olfato del pointer, las patas largas del danés, la velocidad del Irish, el color blanco del mastín, todos elementos no sólo inútiles sino negativos para un perro de pelea. (Y Toño y Agustín sabían de peleas...) Pero también absolutamente útiles para las cacerías en las regiones semiáridas de Córdoba, San Luis o La Pampa, que eran las que más frecuentaban los dos hermanos de mi viejo. Por otro lado, Toño y Agustín eran -como dirían los mejicanos- "muy machotes" y no le esquivaban el bulto a ningún desafío que pudiera poner en duda su valentía, su hombría, su valor. O la del dogo. Si alguien les mojaba la oreja, ¡¡allá iban!! y hay mil y una anécdotas familiares al respecto. Por lo tanto, cuando el dogo ya estaba formado y definido, si algún desafío era lo bastante fuerte y ofensivo, Toño no lo dejaba pasar. O a las trompadas, o con los perros. Pero nunca, en toda su vida, se achicó, arrugó. Y Agustín tampoco. Por lo tanto, sería infantil suponer que nunca hicieron pelear un dogo contra otro perro.
    Agustín a la vuelta publicó ese artículo donde afirmaba que en Córdoba se estaba tergiversando, deformando al dogo, y que en cambio, en Buenos Aires, los criadores lo fomentaban adecuadamente por que no hacían las peleas. Un tercer comentario: yo he vivido en lo de Agustín en Esquel varios meses. Y todas las tardes, salvo los domingos, salíamos a caballo con la jauría de dogos a correr las liebres del campo militar cercano, para que los perros mantuvieran su estado físico. Íbamos con unos 20 o 25 dogos, más una Irish Wolf Hound, un galgo inglés, y -a veces- los pequeñísimos Italian Grey Hound, el Píccolo y la Bambina, que eran los perritos falderos de Leda y Agustín.
    Tras unas dos horas de cabalgata y corridas de liebres (con suerte los perros agarraban una por semana, pues las sobrevivientes ya estaban muy muy cancheras), volvíamos al "Nico de Cóndores", con todos los perros cansados, en paz, sin un gruñido, ni un malhumor entre esos dogos, valientes hasta la muerte, espléndidos cazadores en jauría. Obviamente, ninguno de esos animales había jamás participado en una riña de perros. Con esto terminamos, con la esperanza de haber aportado algo útil al foro, algo útil a tanta gente valiosa que defiende, difunde y cría al dogo argentino, por lo que siempre les estaremos agradecidos.
    Y, parafraseando a Nuestro Señor Jesucristo, "el que quiera oír, que oiga". Y que cada uno saque sus propias conclusiones. Un abrazo a cada uno de los dogueros:

    José Luis Nores Martínez Arrambide





    Ci ho messo circa 2 ore e mezza a scrivere tutto, spero di essere stato esuriente ;)

    Saluti,
    Nahuel
     
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74 replies since 11/3/2011, 02:47   2331 views
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